Nel Nuovo Piano Nazionale Cronicità pubblicato il 22 Luglio 2024 e inviato dal Ministero della Salute per l’esame e l’approvazione in sede di Conferenza Stato Regioni nella sua introduzione afferma:
Il Sistema Sanitario, nato sui principi della Costituzione (art.32) e basato sulle finalità universalistiche delineate sin dalla prima riforma sanitaria (art.1 L833), deve garantire equità, parità di accesso di tutti i cittadini ai servizi sanitari e l’abbattimento di ogni forma di disuguaglianza nell’accesso alle cure. Questo principio assume particolare importanza nella cura della cronicità, che comporta un notevole impegno di risorse, richiedendo continuità di assistenza per lunghi periodi, il potenziamento dei servizi territoriali, non sufficientemente sviluppati nel nostro Paese, e una forte integrazione dei servizi sanitari con quelli sociali.
Gli obiettivi di cura nei pazienti con cronicità sono finalizzati al miglioramento del quadro clinico e dello stato funzionale, alla minimizzazione dei sintomi, alla prevenzione della disabilità e al miglioramento della qualità di vita. Per realizzarli è necessaria la definizione di percorsi in grado di prendere in carico il paziente nel lungo termine, prevenire e contenere la disabilità, garantire la continuità assistenziale e l’integrazione degli interventi sociosanitari.
La Cabina di regia nazionale del Piano Nazionale Cronicità (PNC) ha ritenuto necessario procedere ad un aggiornamento complessivo del Piano, rendendolo cogente con le norme ed i documenti di programmazione nazionale intervenuti successivamente alla approvazione del PNC 2016.
La Prima Parte è costituita da sezioni aggiornate che vanno a integrare i corrispondenti capitoli e paragrafi del Piano 2016. Nella Seconda Parte, utilizzando gli stessi criteri impiegati per il precedente documento, sono state individuate e aggiunte tre patologie croniche: obesità, epilessia, endometriosi. I relativi paragrafi sono stati redatti secondo la medesima metodologia utilizzata per il Piano precedente.
Le patologie croniche costituiscono uno dei più rilevanti problemi di salute pubblica a livello globale, nazionale e locale, per il loro impatto rilevante sulla mortalità, ma anche sull’insorgenza della disabilità e il peggioramento della qualità della vita degli individui e spesso dei loro conviventi.
A livello europeo molti sono i programmi comunitari attivati per contrastare le patologie croniche e scenari futuri di possibile insostenibilità del sistema nel garantire adeguati livelli di assistenza.
L’ampio obiettivo globale, tuttora auspicato, è quello di ridurre la mortalità prematura dovuta alle malattie di un terzo entro il 2030 e promuovere la salute e il benessere mentale a tutte le età.
L’invecchiamento della popolazione europea e ancor più quella italiana ha comportato nel tempo un incremento di persone affette da patologie croniche, nonché una maggiore diffusione della multimorbilità, segmento
a maggior rischio di fragilità.
A ciò si affiancano anche in Italia cospicui guadagni di longevità, che si devono ad una pluralità di fattori – ambientali, stili di vita come la dieta mediterranea, sociali come il ruolo importante della rete familiare e di
relazioni – e l’indiscussa rilevanza del supporto di un’assistenza caratterizzata dal principio universalistico di tutela della salute principi cardine del nostro sistema sanitario, che merita di essere salvaguardato. Permangono tuttavia, e non sembrano attenuarsi, le disuguaglianze territoriali e sociali delle condizioni di salute che incrementano il rischio non solo di mortalità evitabile, ma anche di fragilità e vulnerabilità.
Gli obiettivi di cura di tali pazienti, non potendo essere rivolti alla guarigione, sono finalizzati a migliorare il quadro clinico e il livello di funzionalità, cercando di minimizzare la sintomatologia e prevenendo la disabilità e la perdita di autonomia. I pazienti, essendo inoltre generalmente anziani o molto anziani, a causa dei mutamenti demografici e sociali sono spesso persone o coppie sole, con eventuali difficoltà nella gestione di piani terapeutici domiciliari e criticità se versano in precarie condizioni socio-economiche.
Per rispondere al bisogno di assistenza così articolato e complesso, già il Patto per la Salute 2019-2021 aveva ipotizzato una riorganizzazione dell’assistenza territoriale con percorsi di presa in carico della cronicità basati sulla medicina di iniziativa, in linea con quanto previsto dal Piano Nazionale Cronicità 2016 e dal più recente PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), nell’ambito della Missione 6 “Salute”, evidenziando la necessità di investire sull’assistenza socio-sanitaria, con la garanzia di promuovere omogeneità, accessibilità e integrazione socio-sanitaria dei servizi erogati.
Il D.M. 77 del 23.05.22 “Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale”, traendo le proprie priorità sia dal PNRR che dal Patto per
la Salute, si propone di stabilire gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi sulla base dei quali le Regioni/Province Autonome rimodulino l’assistenza territoriale per garantire la presa in carico individuale, oltre alle caratteristiche della rete di prossimità in cui si articola l’offerta dei servizi territoriali.
In particolare, riguardo alla cronicità, il modello assistenziale della Sanità d’Iniziativa si pone l’obiettivo di migliorare la gestione delle malattie croniche e di prevenirne l’evoluzione e le complicanze attraverso l’applicazione di un piano di presa in carico e di follow up proattivo, precoce e personalizzato, programmato sul medio-lungo termine, non solo sulla base delle condizioni cliniche, ma anche rispetto alle caratteristiche psicosociali e comportamentali del paziente.
Uno degli obiettivi fondamentali di questo modello assistenziale è, infatti, quello di coinvolgere attivamente il paziente e chi gli presta assistenza in modo da stabilire un Patto di Cura nel quale gli obiettivi di salute siano concordati e comprendano anche l’educazione alla conoscenza della propria malattia, l’acquisizione della capacità di autovalutazione ed autocura, l’adesione ad obiettivi di perseguimento di stili di vita che migliorino il livello specifico di salute e l’esperienza di malattia.
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