dal Corriere della Sera del 14 settembre 2012

Il nuovo decreto. Contestati anche i criteri di scelta dei dirigenti e i livelli di assistenza

Sanita’, Formigoni boccia la riforma del governo

L’ ultimatum «Lavoreremo per correggere il testo, ma siamo pronti a ricorrere alla Consulta» «Medici di base 24 ore al giorno? Uno sforzo inutile»

La Lombardia contro il decreto Balduzzi sulla sanità. Il governatore, Roberto Formigoni, non nasconde il suo disappunto verso il provvedimento sulla riorganizzazione sanitaria che – dopo la firma ieri del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano – ora andrà all’ esame del Parlamento: «È un’ invasione di campo nella nostra autonomia (stabilita dal titolo V della Costituzione che affida la competenza sulla Sanità alle Regioni, ndr) – dice Formigoni -. Il testo definitivo, poi, è frutto di una scorrettezza istituzionale perché non è stata ascoltata la voce delle Regioni. Non solo: ci vengono chiesti nuovi sforzi, senza darci i soldi (con la spending review, anzi, la Lombardia ha perso 144 milioni di euro di finanziamenti nel 2012, ndr)». Il decreto Balduzzi ieri è stato esaminato nei dettagli dall’ assessorato alla Sanità guidato da Luciano Bresciani e anche qui la bocciatura è pesante. C’ è una critica per ognuno dei quattro pilastri su cui si basa il decreto Balduzzi. Per i medici di famiglia è prevista un’ attività assistenziale garantita su tutto l’ arco della giornata, con la nascita di ambulatori di gruppo dove è sempre presente un dottore: «In Lombardia il lavoro in pool è già una realtà nel 65% dei casi (tranne Milano, dove la percentuale scende al 40%, ndr) – è il ragionamento -. Ma realizzarlo 24 ore su 24 rischia di essere uno sforzo inutile. Con i nuovi pacchetti di cura per i malati cronici, i Creg, il Pirellone mira a fare decollare piani terapeutici personalizzati, creati sulle esigenze dei pazienti che vengono già seguiti in tutto l’ arco della giornata». Il decreto Balduzzi interviene anche nella nomina dei direttori generali degli ospedali e nella scelta dei primari: per i primi viene contemplata una selezione effettuata da esperti indipendenti dalla Regione, per i secondi la palla passa nel campo di una commissione che deve stilare una graduatoria con punteggi (oggi, invece, i commissari stabiliscono solo l’ idoneità di un candidato). «Ben vengano i criteri di maggiore imparzialità – dicono all’ assessorato alla Sanità -. Ma non è chiaro in che cosa consista la selezione dei direttori generali. E c’ è il rischio che la scelta dei primari passi totalmente nelle mani delle società scientifiche, senza più nessuna voce in capitolo dei direttori generali stessi». Il decreto Balduzzi allarga, poi, i livelli essenziali di assistenza, ossia le cure garantite dal servizio sanitario: «Ma senza darci i soldi», denunciano al Pirellone: «Solo per la Lombardia servirebbero 90 milioni». Altra disposizione, nuova critica. Entro il 31 dicembre 2014 dovranno essere disponibili prevalentemente all’ interno degli ospedali i locali per esercitare la libera professione intramuraria (le visite a pagamento). «Spesso mancano i fondi per adeguarsi alle normative antincendio, figurarsi per creare nuovi studi per la libera professione», è la considerazione dei tecnici del Pirellone. Il governatore Roberto Formigoni – perplesso pure sulle disposizioni in materia di farmaci che «rischiano di mettere in crisi le aziende farmaceutiche» – annuncia una battaglia in Parlamento per fare modificare il decreto Balduzzi. «Lavoreremo per correggere il testo – spiega -. L’ ultima arma? I ricorsi alla Corte costituzionale». E anche i medici di famiglia sono già sul piede di guerra: «È impensabile chiederci di lavorare di più senza pagarci – dice il presidente dell’ Ordine dei medici, Roberto Carlo Rossi -. Con l’ aggregazione dei dottori, poi, gli ambulatori rischiano di perdere la loro capillarità sul territorio». Le polemiche sono destinate a non finire qui.

sravizza@corriere.it
Ravizza Simona

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